Trama di Gennaio.

DA LEGGERE.

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    · TRAMA DI GENNAIO ·
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    Silenzio, tranquillità, un senso di pace che solo il paesaggio britannico alle prime luci dell’alba poteva infondere, quando il clima freddo dell’inverno punge la pelle come uno spillo. Hogwarts era immersa in quella candida pace anche quella mattina, e la neve pura e bianca contornava quel paesaggio magico e incantato ricordando le pennellate che un artista infonde alla sua tela alla ricerca di quel dettaglio impercettibile ma essenziale, senza cui ogni altro colpo di pittura, di pennello, sarebbe inutile, sprecato. L’infinita tela della Terra che ospitava la scuola di Magia della Gran Bretagna, all’indomani del tanto chiacchierato Ballo d’Inverno, si presentava come l’ambientazione di una favola babbana in cui questo mondo e quello magico potevano incontrarsi in una danza alla pari, condotta dall’uno quanto dall’altro, nella magia della natura e di quell’arte spennellata con naturalezza da Madre Natura.

    I corridoi del castello erano isolati, le grandi aule ancora buie e chiuse a chiave, nulla nell’aria avrebbe mai potuto far presagire gli orrori che quella notte aveva portato a braccetto con le meraviglie, perché si sa… La vita è un continuo circolo, un continuo completarsi, non può esistere bene senza male, non può esistere felicità senza dolore, non può esistere idillio senza distruzione, non possono esistere piaceri infondati dalle proprie passioni senza morte.
    Gran parte degli studenti di Hogwarts aveva trovato nel Ballo d’Inverno l’occasione per trovare un amico, per trovare un amore, per trovare una qualunque nuova avventura, o sfida, in cui gettarsi a capofitto, da cui venire travolta. Ragazze invitate da aitanti giovani e baciate sotto il vischio allo scoccare della mezzanotte, ragazzi in cerca di divertimenti terreni ancora troppo brilli o assonnati in qualche remoto corridoio per far ritorno alla realtà, giovani che avevano sempre ignorato la verità sul proprio destino che solo quella notte avevano trovato il coraggio per riconoscere la propria appartenenza reciproca.

    Era questo il caso ad esempio di Roxanne Duchamp e Astoria Greengrass, due ragazze apparentemente opposte, ma che condividevano molto più della casata, che quella sera avevano condiviso un tetto e una coperta alla rimessa delle barche, insieme ad una miriade di altre cose. Ma non erano le sole, anche altri due ragazzi avevano ritrovato loro stessi grazie alla magia del ballo, e se di condivisione si tratta, avevano condiviso molto più di quelle due anime perse ma prontamente ritrovate dal Signor Destino, che quante volte si diverte a burlarsi di noi, le sue marionette, vittime preferite dei suoi giochi più sadici. L’ultima cosa che Theodore Nott e Drusilla Rosier desideravano quella domenica mattina, era farsi sorprendere da qualcuno, una qualsiasi persona, mentre tornavano di soppiatto nei loro rispettivi dormitori, per mettere la parole “fine” agli avvenimenti, agli incantesimi, che quella notte aveva portato con sé e potersi risvegliare in un nuovo giorno, un giorno che stavolta sarebbe stato diverso da qualunque altro.

    Mentre i due ragazzi del sesto anno quella mattina avanzavano con passo ansioso e accelerato in direzione dei sotterranei di Hogwarts, si accorsero una volta raggiunte le profondità del castello, di non essere stati gli unici a non aver dormito nel proprio letto quella notte: voci celate e sussurri rubati provenivano dai meandri dei corridoi ancora oscuri “Muoio dalla voglia di scoprire chi questa notte ha infranto il regolamento…” Iniziò a cantilenare la voce musicale della Serpeverde, iniziando a seguire le voci che aveva da poco iniziato ad udire. “Mh fammi pensare… otto lettere, inizia per D… Ah! Ed è una Serpeverde…” La prese in giro Nott, quel ragazzo ormai famoso nella scuola per il suo indiscutibile fascino e savoir faire, il ragazzo che ogni ragazza avrebbe desiderato avere al suo fianco, che ora scherzava con la sua compagna con un ghigno stampato sulle labbra. Non c’era modo per placare la curiosità di Drusilla, così il Serpeverde si rassegnò e la seguì, tutto sommato divertito da quella situazione, qualunque cosa li avrebbe divertiti quel giorno, qualunque cosa.

    Quando le voci si fecero più forti e distinte, la giovane, sicura di sé e forte della sua inguaribile aria arcigna che assumeva ogni qual volta coinvolta in una situazione in cui il ruolo della dominatrice era il suo (e quasi sicura che una delle due voci appartenesse alla gemella della sua migliore amica), voltò l’angolo pronta a smascherare i “colpevoli” in flagrante, ma tutto quello che trovò fu solamente uno sperduto Kilian Holden che camminava senza meta per uno dei corridoi dei sotterranei, parevano quasi un labirinto. Ah Kilian, quasi subito si ricordò che gli doveva un favore a causa della sua scortesia di solo poche ore prima, lo aveva liquidato in modo immeritevole solo perché Theodore l’aveva spinta a lasciare la Sala Grande, in preda alla rabbia più nera. “Come mai qui a que… ?” Ma la ragazza non fece in tempo a finire di porre il quesito che il castano Serpeverde, alla vista di Nott da poco spuntato fuori dall’angolo del corridoio, gli si fiondò contro per colpirlo dritto sul naso e lo fece cadere per terra. “Ma che fai??” Tuonò Drusilla, fiondandosi sul ragazzo che si stava rialzando da terra “Stronzo! Ti credi tanto duro adesso?? E ancora non sai quante te ne dovrò dare per risanare il tuo debito!” Iniziò ad urlare Holden, probabilmente leggermente brillo a causa dei drink corretti della sera prima.
    Theodore si rialzò da terra e, senza farselo chiedere due volte, approfittò per sfogare la rabbia residua che aveva provato nei confronti del compagno al Ballo, dopo averlo visto fare lo splendido con l’unica ragazza della scuola che mai avrebbe dovuto toccare. Drusilla provò a intercedere fra i due, ma nulla poteva fare una ragazza mingherlina come lei se non prendere di striscio a sua volta qualche colpo ben assestato.

    Nel frattempo alla rimessa delle barche, le giovani Astoria e Roxanne si erano insospettite a causa dei rumori e del vociare che provenivano dalle finestre che facevano da condotti di areazione ai sotterranei, situate poco lontane dalla piccola rimessa, così dovettero salutare anche loro quello che la notte aveva portato per ritornare alla realtà, ed iniziare ad avviarsi verso la fonte di quella quasi silenziosa disputa, celata dalle profondità dei sotterranei.
    “Stronzo!” “Bastardo!” Erano i migliori epiteti che si ripetevano nei sotterranei, sotto la visione dell’impotente Miss Rosier, che alla fine aveva ricevuto un potente spintone e si era andata a schiantare contro il muro, per poi inciampare in un qualcosa accucciato sul pavimento, nell’oscurità della nicchia dentro cui il suo corpo sballottolato dai due fisici imponenti dei ragazzi era andato ad atterrare. Non capì subito di che natura fosse l’oggetto che giaceva immobile per terra, ebbe bisogno di tastarlo con un piede per capire, e non appena la rivelazione arrivò, un urlo agghiacciante uscì dalle sue labbra spalancate, appartenenti ad un viso contorto in un’espressione di orrore. Non può esistere bene senza male, non può esistere felicità senza dolore, non può esistere idillio senza distruzione, non possono esistere piaceri infondati dalle proprie passioni senza morte.

    I due ragazzi si bloccarono immediatamente, la bocca di Kilian si spalancò alla vista del cadavere che giaceva accanto alla traumatizzata Drusilla che ora tremava come una foglia, incapace di parlare, incapace di muoversi e dallo scappare da quel corpo esamine, mentre Theodore si fiondò su di lei, per prenderla tra le sue braccia e portarla via da quel mostro senza vita che solo poche ore prima era una persona come loro, uno studente come loro, per prenderla tra le sue braccia e proteggerla come aveva sempre fatto. In risposta a quell’urlo, giusto in tempo, Roxanne e Astoria giunsero sul luogo del misfatto, seguite dal Serpeverde Lev Kireyev che casualmente faceva ritorno al suo dormitorio proprio in quel momento dalla Foresta Proibita, teatro della sua vera natura; anche Blaise Zabini e Daphne Greengrass furono attirati da quelle urla irriconoscibili, udite dal luogo che li aveva ospitati per tutta la notte. Blaise Zabini non aveva mai passato in tutta la sua vita un’intera notte con una ragazza senza sfiorarla con un dito, solo parlando, chiacchierando, raccontando chi era e ascoltando chi fosse la giovane donna che gli sedeva accanto sulla gelida panchina di uno dei reconditi corridoi in quei sotterranei immensi, mai per lui il tempo con una ragazza era volato in quel mondo, solo parlando, e lo stesso valeva per la giovane Daphne, che per la prima volta in vita sua aveva ricevuto attenzioni da un ragazzo non per un secondo fine, non nel tentativo di ricevere da lei prestazioni ben diverse da quelle verbali, ma solamente per godere della sua compagnia, per ascoltarla, per conoscerla, per trascorrere del tempo insieme a lei.

    Non avevano nemmeno fatto in tempo ad accorgersene che a malapena cinque minuti dopo quel “Ti porto in un posto dove potremo stare in pace” avevano sentito quelle urla sinistre capaci di strappare via un timpano, e invece chi mai avrebbe potuto dirlo? Erano passate più di sei ore. I due giovani rimasero dapprima sconvolti alla vista del cadavere che giaceva senza vita sul pavimento di pietra, e doppiamente sconvolti alla vista di Theodore Nott che cullava tra le sue braccia una terrorizzata Drusilla Rosier che aveva perso qualunque uso del proprio corpo e che continuava a tremare come mai prima. La confusione e lo shock tra i presenti ormai era così grande che Nott nemmeno si accorse del suo amico arrivato tutto scompigliato con la bella Serpeverde, così come nessuno si accorse della strana compagnia che Astoria e Roxanne si facevano a vicenda, troppo sconvolte per avvicinarsi e scoprire l’identità di quel corpo esamine, ma soprattutto, così come né Astoria si accorse della presenza della sua Daphne, poco lontana da lei, né Daphne a sua volta si accorse di Astoria, immobile come una lastra di ghiaccio al fianco della rossa compagna di casata. In un attimo tutti i Serpeverde e i Tassorosso erano lì, attirati dall’urlo disumano di Miss Rosier, urlo che adesso non era più solo, perché mano a mano che gli sguardi curiosi degli studenti si scontravano su quell’orribile visione, vari erano i respiri che si mozzavano. Una delle prime studentesse ancora in dormiveglia ad arrivare fu Beatrix Gilmore, che si era precipitata in quella capannella non appena da lontano aveva avvistato la sua Rox sconvolta, che per poco non si stringeva nella fredda e distaccata Astoria Greengrass.

    Nel tentativo di raggiungerla per capire cosa fosse successo, se le fosse successo qualcosa soprattutto, spinse Daphne che bruscamente fu riportata alla realtà, stretta nel petto di Zabini, unica ancora di salvezza in quel momento. Il ragazzo avvertendo quell’urto violento la strinse ancora più forte a sé, quasi come se avvertisse il dovere di doverla proteggere, di doverla portare via da quell’incubo. “A-a-as-toria?” Balbettò la bionda guardando sua sorella con l’orrore negli occhi, e fu a quel punto che anche l’altra bionda si accorse che l’altra metà del suo DNA era lì, spettatrice di quel macabro spettacolo. “Daphne!” Urlò precipitandosi verso di lei con fare protettivo, proprio come sempre era stato, lei doveva prendersi cura della piccola Daphne, lei doveva fare in modo che andasse tutto bene, lei doveva mascherare orrori e deliri dietro la maschera trasparente che irrimediabilmente indossava ogni giorno della sua vita, mentre analogamente la dolce Beatrix andava a raggiungere Roxanne, che non appena la vide si lasciò sfuggire un urlo straziato “Oddio Trix! O-oddio… i-io… temevo fossi tu!” Urlò la rossa in preda al terrore che si era instaurato dentro di lei al solo pensiero di aver perso una delle pochissime persone più importanti della sua vita, stringendo forte l’altra parte di sé che aveva prontamente ritrovato. In quel momento Severus Piton fece il suo ingresso, non la minima emozione dipinta su quel volto, non la minima reazione alla vista di quello spettacolo, quasi come se fosse normale, quasi come se sapesse già quello che avrebbe trovato quella mattina nei sotterranei di Hogwarts, seguito dal rimanente corpo docenti.

    Nessuno parlò quel giorno, nessuno emise fiato, nessuno pensò a divertirsi o a ridere, o almeno, nessuno dei Serpeverde e dei Tassorosso che avevano assistito a quello spettacolo; cosa ne potevano sapere i Grifondoro e i Corvonero? Loro, dall’alto delle due torri che dominavano l’intero castello, non potevano neanche lontanamente immaginare cosa i loro compagni avessero provato quella mattina, loro erano stati protetti dagli insegnanti, che non appena erano arrivati sul luogo del delitto, lo avevano sgombrato da tutti gli studenti.
    L’intera comunità magica era rimasta sconvolta, studenti e insegnanti erano a conoscenza degli strani avvenimenti dell’ultimo periodo, ma mai nessuno avrebbe immaginato che ci sarebbe scappato il morto, come era stato cinquantaquattro anni prima, quando Tom Riddle aveva aperto la Camera dei Segreti. Naturalmente non c’era nulla di simile dietro quei fattacci, ma allora perché gli insegnanti e lo stesso Albus Silente avevano permesso che uno studente perdesse la vita?

    Drusilla sapeva che sarebbe toccato a lei scrivere l’articolo per la Gazzetta di Hogwarts, ambiva a diventare una giornalista importante un giorno con una rivista tutta sua, e in quanto testimone diretta dell’avvenimento solo lei avrebbe potuto scrivere un buon articolo per informare i suoi compagni e commemorare lo studente defunto, ma naturalmente tutto il mondo magico era interessato alla cronaca di quell’orribile storia, così la Gazzetta Del Profeta non tardò il giorno dopo ad inviare la sua reporter, Ariel Hale, ad occuparsi del fatto di cronaca. Ariel era un’importante giornalista affermata, un po’ eccentrica e famosa per quel suo modo di essere così particolare, per non parlare del fatto che era, in tutta la redazione, la preferita della giovane Rosier, che ambiva a diventare proprio come lei. La donna chiedeva un’intervista con i testimoni diretti di quella vicenda, e per quanto Drusilla non ci tenesse poi tanto a ricordare quel episodio, capì che non poteva lasciarsi sfuggire un’occasione del genere, così accettò, forte del fatto che con lei ci sarebbero stati Theodore e Daphne, e insieme si prepararono per affrontare la giornalista, ma Ariel non era l’unica adulta che avrebbe messo piede nel castello, un intero reparto del corpo Auror fu infatti mandato con assoluta immediatezza ad Hogwarts.


    Edited by dystopia- - 20/1/2013, 22:30
     
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